SDG16: Pace, giustizia e istituzione solide

SDG16: Pace, giustizia e istituzione solide

In una condizione in cui la lentezza delle istituzioni e le difficoltà burocratiche incrementano la percezione di isolamento e abbandono da parte del singolo, il senso di ingiustizia si innalza e favorisce l’emersione di tensioni sociali che, in certi casi, spingono il singolo a “farsi giustizia da solo”.

Oggi poniamo l’attenzione sul Goal numero 16 all’interno dell’Agenda 2030, che mensilmente il team di Mission Continuity analizzerà perché convinti dell’attualità di questi obiettivi globali.

L’obiettivo numero 16 degli SDG è dedicato al raggiungimento di una condizione di pace, giustizia sociale e istituzioni solide, poiché uno sviluppo sostenibile è legato ad un concetto di giustizia accessibile a tutti. E l’accessibilità è tale solo se vi sono istituzioni in grado di assicurare trasparenza, protezione dei diritti individuali e condizioni ottimali per processi partecipativi e rappresentativi.

La giustizia sociale, ad oggi, è ancora un obiettivo su cui le nostre moderne società devono lavorare. Per questo, oggi 20 febbraio si celebra il Social Justice Day, una giornata internazionale proclamata dall’ONU nel 2007 al fine di celebrare le realtà e le attività che investono le proprie forze per il raggiungimento di tale obiettivo.

È in questo momento storico chi ha le possibilità economiche può garantirsi delle tutele e dei servizi, mentre chi non ne ha rischia la totale esclusione dallo Stato Sociale. Il report del 2018 di Oxfam suggerisce che tale probabilità, in Italia, sia già una realtà: il 20% della popolazione detiene il 72% della ricchezza totale, lasciando al 60% appena il 12,4% della ricchezza. A queste condizioni è possibile garantire tutti i diritti individuali?

Ma soprattutto, in una condizione di sempre più evidente divario socio-economico, è possibile limitare le tensioni sociali?

Il settore del non profit, in tema di giustizia sociale, ha l’opportunità di rafforzare la propria identità, trovando nuovi percorsi per colmare le mancanze che la fase di transizione tra uno Stato assistenzialista ad uno liberista ha creato nell’ambito dei servizi.

La risposta risiede in alcune delle attività proposte da enti del Non Profit come Progetto Mirasole Impresa Sociale, in cui si lavora per creare occasioni di incontro e scambio tra soggettività diverse, incentivando pratiche collaborative e di dialogo. Nei prossimi mesi, un piccolo laboratorio di giustizia sociale germoglierà nei solchi dell’Orto ai piedi del Campanile di Mirasole, in cui la gestione dell’orto sarà condivisa tra i fruitori dell’Abbazia e vedrà nascere anche pratiche di collaborazione inter-generazionali. Nello specifico, sono previste delle attività che si occupino di creare un ambiente collaborativo tra soggetti diversi: carcerati ed ex carcerati, famiglie, adolescenti coinvolti in attività e gestione dell’orto. Ai soggetti più fragili, a causa di una condizione socio-economica precaria, verrà offerta la possibilità anche di accedere ad una formazione orientata all’acquisizione di competenze di storytelling, blogging, social media in ottica imprenditoriale. In questo modo, non avrà importanza da dove si viene, ma cosa si è in grado di fare e creare condizioni di vita migliori.

La pace sociale può nascere da un seme di pomodoro.

Maria-Chiara Pomarico, progettista culturale di Mission Continuity